Via Nuova
È, questo, a parte il museo della zolfara, lo spazio espositivo più grande: una vecchia casa, costruita nella prima metà dell'ottocento, di sei stanze, di cui quattro a piano terra e due al primo piano, ben conservata, essa stessa museo.
Certamente appartenne ad una famiglia di benestanti, probabilmente a un “burgìsi” (piccolo proprietario terriero) agiato.
In questo museo sono esposti svariati plastici dell'artista Roberto Vanadia, molto belli; gli arredi e gli utensili più usuali nelle case di una volta: il letto, allestito su alti trespoli di ferro, la cassapanca nuziale, il braciere, la giara e “li quartàri”, la madia e “lu scanaturi” per impastare la farina e preparare il pane, “lu cofilaru”, la stia per le galline, la mangiatoia , il carretto, ecc.
Semplici, ma molto suggestivi, gli angoli dedicati alla pastorizia, alla vendemmia, e ad alcuni mestieri, come il calzolaio, il fabbro, “lu canalaru”.
I filmati di De Seta, famoso documentarista scomparso qualche anno fa, sulla trebbiatura e le canzoni di Rosa Balistreri, come sottofondo musicale, completano una rievocazione che affascina emoziona e suscita tante curiosità, specie in chi non ha conosciuto quel mondo.
Per darne un'idea, oltre alle fotografie, riportiamo una poesia e qualche brano esposti nel museo.
Da cuontinuare