Si battè strenuamente affinché la ferrovia Agrigento-Palermo passasse da Montedoro, anche se dovette soccombere alla volontà di poteri politici più grandi di lui, che imposero un tracciato diverso; promosse la realizzazione delle strade Montedoro-Serradifalco e Montedoro-Racalmuto; dotò il paese della prima illuminazione pubblica a petrolio; ottenne, a tutela dell'ordine pubblico, la presenza di un piccolo distaccamento di militari (allora Montedoro non aveva la caserma dei CC.); portò, da una sorgente di “Graziano”, l'acqua nel primo abbeveratoio pubblico inaugurato nel 1885; diede avvio alla costruzione fuori le mura dell'attuale cimitero; propiziò l'apertura dell'ufficio postale e telegrafico; fu il promotore della nascita di un corpo musicale e di una scuola dell'infanzia di ispirazione fröebeliana; introdusse la coltura del cotone.
Vicino, sempre, ai più bisognosi, non fece mancare a nessuno il proprio aiuto.
Quando nel 1867 su Montedoro si abbatté la tragedia del colera, egli si fece carico delle spese mediche di tutti i cittadini e non si mosse dal paese, finché il morbo non fu domato.
Nel corso della sua travagliata e breve storia, Montedoro non ha avuto altro uomo politico che si sia preso cura del paese con la sua stessa incondizionata dedizione.